Migliorare e trasformare l’aspetto, la funzionalità e la qualità di vita di un’area urbana, attraverso il recupero e la riqualificazione di spazi degradati o sottoutilizzati. L’essenza della rigenerazione urbana è tutta qui. I progetti, sempre più diffusi in tutto il mondo come risposta alla crescente domanda di città più vivibili, sostenibili e inclusive, si pongono obiettivi importanti e ambiziosi da 3 punti:
- territoriale (recupero di aree abbandonate o sottoutilizzate come aree industriali dismesse, aree verdi degradate o edifici inutilizzati)
- sociale (miglioramento della qualità della vita dei residenti, attraverso la creazione di nuovi servizi, l’aumento della sicurezza e la promozione della partecipazione dei cittadini)
- economico, con l’attrazione di investimenti e la creazione di nuove opportunità di lavoro e di sviluppo
L’evoluzione del fenomeno
Guardando all’Italia, gli esperti sono concordi nell’individuare tre periodi storici. Il primo ha visto la riqualificazione dei centri storici e ha avuto inizio durante gli anni Settanta, sulla spinta della volontà di riaffermare la propria identità locale. Il secondo ha compreso il recupero delle aree dismesse ed è cominciato sul finire degli anni Ottanta, con la delocalizzazione delle industrie e di molti altri servizi. Il terzo ciclo, quello attuale, prevede interventi in quartieri residenziali costruiti nella seconda metà del Novecento con criteri di bassa qualità edilizia, architettonica e urbanistica e il sostegno a politiche di mobilità sostenibile.
Nell’ultimo decennio la rigenerazione urbana ha fatto passi in avanti affermandosi come approccio multi-partecipato per dare alle città non solo un aspetto nuovo, più moderno e competitivo, rilanciandone l’immagine territoriale.
Milano e Roma protagoniste
Milano ha raccolto nell’arco degli ultimi dieci anni circa 35 miliardi di euro di investimenti immobiliari, dall’Expo 2015 che ha messo la città sotto i riflettori internazionali e con progetti di rigenerazione urbana imponenti (si pensi alle ex Varesine, a Porta Nuova o all’ex Fiera Campionaria) che hanno cambiato il volto della città.
Anche Roma accelera sulla rigenerazione urbana, con una prospettiva di 30 miliardi di euro di investimenti entro il 2050, come ha di recente annunciato il sindaco Roberto Gualtieri, spiegando che la città sta mettendo a terra 5 miliardi di grandi progetti privati, senza contare quelli diffusi di rigenerazione urbana e gli investimenti industriali.
L’idea dell’Ance
L’Ance, l’Associazione nazionale dei costruttori, sta portando avanti un progetto interessante, per promuovere una nuova stagione per l’abitare, con città più inclusive, sostenibili e capaci di tornare a essere un vero ascensore sociale, riportando al centro del dibattito il nodo dell’accessibilità abitativa e del rilancio urbano, con un messaggio chiaro: le risorse ci sono, ora servono regole e visione.
Secondo le stime elaborate dall’Associazione, sono già disponibili circa 15 miliardi di euro da mobilitare per costruire un vero Piano nazionale pluriennale per la casa accessibile. Una cifra imponente, ottenibile da varie fonti tra cui anche residui Pnrr non spesi per l’edilizia sociale, fondi europei 2021-2027 ancora non allocati, come quelli Fers e Fsc, fondi del nuovo bilancio Ue e risorse per il clima a sfondo sociale.
In campo anche il pubblico
Un esempio virtuoso è il progetto dell’Agenzia del Demanio che ha offerto una prima lista di 383 immobili distribuiti in 18 regioni, disponibili per operazioni di valorizzazione, recupero e rifunzionalizzazione. Gli immobili sono divisi in funzione della possibile destinazione d’uso (culturale-turistico, social/senior housing, residenze universitarie e destinazioni miste) con informazioni su localizzazione e consistenza. La logica è di accompagnare investitore e territorio nelle opportunità e nell’esigenza di utilizzare gli immobili pubblici per eliminare qualsiasi forma di abbandono e degrado, per dargli nuove funzioni coerenti con il mutato contesto.
Con questa iniziativa sarà possibile individuare modelli di partnership pubblico-privata che permettano di investire su immobili e compendi dello Stato disponibili, da riqualificare, per creare valore economico, sociale, culturale e ambientale sui territori. Il maggior numero di immobili è localizzato in Sicilia, Lazio, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte.
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